Contribuire alla civiltà 

Martedì 12 giugno nel salotto della Fondazione Aldini Valeriani di Bologna Roberto Ricci Mingani, Responsabile del Servizio Qualificazione delle Imprese della Regione Emilia Romagna, GianMaurizio Cazzarolli, Director Facility & Real Estate Management Italy di Tetrapak e Sara Cirone, Amministratore Delegato di Stafer SPA e Founder di Sara Cirone Group Srl Società che Benefit, si sono confrontati su temi strategici per il futuro delle imprese e delle comunità.A introdurre i lavori la Dott.ssa Enrica Bonzani (Fondazione Aldini Valeriani- FAV): “È necessario che cambi il modello di sviluppo. La Responsabilità Sociale d’Impresa deve essere il nuovo principio ispiratore ed è fondamentale capire come il Report Integrato, capace di mostrare al mondo la rendicontazione non finanziaria del business aziendale, sia strumento cruciale per creare valore per gli stakeholder e interesse per gli investitori nel breve, medio e lungo termine. Questo sarà il futuro: un sempre maggiore riconoscimento delle imprese virtuose”.

Gli interrogativi
Un territorio e le imprese possono dotarsi di indici di performance coerenti con gli obbiettivi dell’Agenda ONU 2030?  È possibile anche nelle piccole e medie imprese dotarsi di metodi e strumenti innovativi che possano facilitare lo sviluppo del business e portare benessere nell’organizzazione in modo coerente rispetto agli obiettivi di Sviluppo Sostenibile posti dall’ONU? 

La Regione lavora per il cambiamento
È essenziale che le politiche pubbliche facciano leva sul profilo culturale. Non ci rendiamo conto che continuando a consumare il territorio in questo modo, non ci sarà più futuro. Morire per una causa collegata al cambiamento climatico è ventimila volte più probabile che morire in un incidente d’auto. Ma di questo non c’è consapevolezza. Per questo occorre che si faccia leva sulla questione culturale. A questo proposito la Regione Emilia Romagna mette a disposizione una serie di strumenti che incentivano il cambiamento di direzione come il Patto per il lavoro che partendo dagli obiettivi ONU mette al centro la sostenibilità economica, sociale e ambientale; il Piano Energetico Regionale; gli investimenti in ricerca, innovazione e formazione “con il Piano Regionale FESR che ha visto investimenti per 480 milioni di euro” e la Carta dei Principi di Responsabilità Sociale “impegni che le imprese si assumono  per ottenere dei contributi dalla Regione”. Il Premio Regionale per Innovatori Responsabili
Giunto alla quarta edizione, nel 2017 ha assegnato proprio a Stafer il primo posto per la categoria delle imprese con meno di 250 dipendenti.
La Regione ha istituito l’elenco degli Innovatori Responsabili ed entrare a far parte di questo elenco è molto importante poiché le politiche regionali future vedranno riconoscere a queste aziende contributi e sgravi fiscali.

Una multinazionale valorizza il territorio e comunità locale
Per Tetrapak gli obiettivi dell’Agenda 2030 costituiscono dei principi fondamentali nella strategia di business. L’azienda conta nel mondo 24.000 dipendenti con 6 unità di Ricerca e Sviluppo, la seconda più grande ha sede a Modena. Le linee guida dei progetti di sostenibilità sono dettate a livello centrale, ma poi ogni sede le declina a livello locale, valorizzando territorio e comunità di riferimento. Con la loro mission di proteggere e fornire il cibo a tutti attraverso i loro prodotti nel corso degli anni 67 milioni di bambini nel mondo hanno ricevuto in dono alimenti tramite iniziative benefiche svolte in partnership con i propri clienti.
Diversità, talento, comunità, riconoscimento delle persone sono i principi ispiratori delle azioni che la multinazionale mette in campo. Solo alcuni esempi: 600.000 ore di formazione, inserimento ogni anno di nuovi talenti con una prospettiva di futuro, grande attenzione al tema ambientale, utilizzo di materiali rinnovabili, riduzione delle emissioni CO2 del 16% e l’approvvigionamento totale di energia da fonti rinnovabili, orario flessibile per i dipendenti. 

 


Una PMI di territorio si racconta
Anche le PMI possono attuare politiche di sostenibilità. Ognuno può contribuire alle azioni dell’Agenda 2030. Sara Cirone ha mostrato come questi obiettivi siano davvero alla portata di tutti, non solo delle grandi realtà e ha mostrato come il Report Integrato sia strumento chiave in grado di valutare, misurare e comunicare gli aspetti non finanziari dell’attività aziendale. Nelle imprese ci sono risorse non fisiche ma che hanno un valore strategico nel breve, medio e lungo termine: gli intangibili, il capitale umano, organizzativo e relazionale. È importante che questi argomenti arrivino nel tavolo della governance perché sono strategici e quindi occorre che venga introdotto un parametro di riferimento. La creazione di valore nel lungo periodo è l’unica opportunità per migliorare la qualità della vita del pianeta e la strategia per farlo è globale: riguarda la governance, la performance e le prospettive. Ed è qui che entra in gioco la funzione cardine del Report Integrato. Sara Cirone affonda: “Con il Report Integrato rendicontiamo 6 capitali: il Capitale finanziario, il Capitale Materiale, il Capitale organizzativo, il Capitale relazionale, Il Capitale umano, il Capitale naturale. Così facendo, il Report Integrato rendiconta il valore multi capitale e ci introduce ad nuova dinamica di gestione dei capitali che è strategica, è un cambiamento di paradigma. Si va a lavorare su quelli che sono i nuovi bisogni dell’uomo all’interno della comunità. Il Report Integrato ci parla sia dell’ambiente interno che esterno, illustra gli input che attraverso una serie di attività (business model) ottengono degli output (risultati) e degli outcome (impatti)”. Il Report Integrato racconta il passato, il presente e le prospettive future, prevede una valutazione dei impatti ma soprattutto descrive, attraverso la strategia e il business model, la creazione di valore di cui è portatrice l’impresa. Può raccontare l’attività aziendale per il raggiungimento degli Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile dell’ONU in piena sinergia con la prospettiva sostenibile e può nel complesso raccontare ed essere essa stessa remunerazione immateriale in quanto contribuisce ad una visione partecipativa dell’impresa.

La legge 254 e i diritti umani
Il decreto legislativo del 30 dicembre 2016, n. 254 che recepisce ed attua la direttiva 2014/95/UE emessa dal Parlamento Europeo e del Consiglio del 22 ottobre 2014 prevede l’obbligo di presentazione di una dichiarazione di tipo non finanziario per tutti gli enti di interesse pubblico e per le imprese con almeno 500 dipendenti che, alla chiusura del bilancio, abbiano superato almeno uno dei due seguenti limiti dimensionali: a) totale dello stato patrimoniale: 20.000.000 di euro; b) totale dei ricavi netti delle vendite e delle prestazioni: 40.000.000 di euro.
Questo provvedimento non esclude anzi rende possibile che anche altre imprese senza questi requisiti possano, su base volontaria, presentare una dichiarazione di carattere non finanziario. Il decreto sancisce alcuni temi fondamentali per la rendicontazione non finanziaria: l’ambiente, il sociale, le persone al lavoro, il rispetto dei diritti umani, la lotta contro la corruzione attiva e passiva. Sono questi i punti essenziali che le aziende oggi sono tenute a rendicontare e a comunicare ai propri stakeholders con trasparenza, chiarezza e soprattutto con responsabilità verso la civiltà stessa.

Contribuire alla civiltà
Un management innovativo che sia attento agli aspetti ambientali, comunitari, sociali e umani: un management umanistico che contribuisca allo sviluppo della civiltà. Un’impresa fatta di persone che partecipano realmente alle dinamiche strategiche aziendali. Spesso si percepisce l’agenda ONU come lontana ma in realtà sono le comunità che devono applicare gli obbiettivi dell’Agenda 2030.  L’incremento e la diffusione del know-how aziendale e territoriale è la chiave per migliorare la qualità della vita. Se si aumenta il benessere delle persone, la loro partecipazione alle decisioni aziendali, si crea una “spirale del valore”, un rapporto causa-effetto: c’è il miglioramento dei processi e un incremento del valore creato e del benessere sociale. Se una persona in un’azienda sa cosa sta facendo e a cosa contribuisce il suo lavoro, capisce di più di sé e del territorio in cui è inserito. E quindi si crea una partecipazione attiva che determina maggiore coesione e connettività contribuendo alla competitività e dunque maggior marginalità. Per questo dico che la Sostenibilità conviene.  Fondamentale dunque per Sara Cirone è il benessere in azienda: “se non c’è innovazione sociale, non c’è innovazione tecnologica”. E questi sono concetti e azioni applicabili anche nelle piccole e medie imprese “se ci sentiamo piccoli non faremo mai niente. Possiamo fare tante piccole cose per la civiltà che, sommate all’azione di tutti nella comunità fanno un’evoluzione responsabile”.

SARA CIRONE GROUP SRL SOCIETA’ BENEFIT

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