L’Italia è all’avanguardia nell’Integrated Reporting di Andrea Ragazzini
In occasione del terzo convegno nazionale “REPORTING INTEGRATO E NON-FINANCIAL INFORMATION TRA GOVERNANCE E CREAZIONE DI VALORE”, organizzato venerdì 23 febbraio dal NIBR (Network Italiano Business Reporting) e dall’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, in collaborazione con l’IIRC (International Integrated Reporting Council), si è analizzato, sotto diversi aspetti e mediante la partecipazione di numerose Istituzioni e organizzazioni internazionali, il significato concreto e diffuso che i soggetti economici attribuiscono al fenomeno del Report Integrato in tutto il mondo. Uno degli aspetti approfonditi durante l’incontro ha riguardato le esperienze concrete, da parte di quattro organizzazioni italiane, che già da diversi anni hanno intrapreso la strada della rendicontazione non-finanziaria e che hanno deciso di evolverla, pubblicando il Report Integrato. L’obiettivo delle testimonianze è stato quello di individuare le motivazioni, i benefici economici e organizzativi e le difficoltà riscontrate nell’affrontare tale processo di implementazione.
Stafer S.p.a. e la Balanced Scorecard
Sara Cirone è l’Amministratore Delegato della Stafer S.p.A, una Pmi di territorio con sede a Faenza, specializzata nella produzione e commercializzazione di sistemi e soluzioni per la movimentazione di avvolgibili e sistemi oscuranti.
Sara Cirone afferma di essersi dedicata al mondo degli intangibili applicati alla realtà aziendale già molti anni fa. Ha avuto la fortuna e l’intuizione di implementare all’interno della Stafer S.p.A. la Balanced Scorecard, uno strumento direzionale per il controllo strategico, basato sui fattori non-finanziari della gestione, molto innovativo per il segmento dimensionale aziendale negli anni 2008-2009, dato che i principali indici valutati dagli stakeholder aziendali a quel tempo riguardavano prettamente gli aspetti economico-finanziari.
L’attività svolta da Sara Cirone, la cui formazione e cultura di riferimento derivano dal mondo umanistico e dalla gestione delle risorse umane, ha riguardato l’integrazione della Balanced Scorecard all’interno del sistema qualità aziendale e l’applicazione dei principi di sostenibilità di impresa, con l’obiettivo di porre le risorse intangibili e le persone al centro dell’organizzazione quale comunità di individui. Questo processo ha dato avvio ad una fase di approfondimento sul tema delle risorse non-finanziarie, con l’obiettivo di integrarle ai dati di bilancio, e nel 2012, a seguito dell’incontro con il NIBR, si è concretizzata l’idea di dare vita al Report Integrato aziendale. Data l’esperienza pregressa sul tema della valorizzazione degli intangibili, molte delle attività legate alla gestione dei capitali erano già state implementate e in occasione della strutturazione del Report Integrato sono state rielaborate e inserite all’interno del Framework di riferimento. L’azienda, che era già stata precedentemente attrezzata per affrontare il nuovo processo di rendicontazione, ha promosso un percorso di cambiamento condiviso tra le persone e la decisione di affrontare questo passaggio deriva dalla volontà di dotare l’azienda di uno strumento riconosciuto, aderente ad un Framework internazionale e quindi presentabile in contesti extra nazionali significativi per l’azienda sotto il profilo di mercato.
Reporting e partecipazione attiva
Sara Cirone ci racconta che i fattori più critici che le Pmi affrontano nella loro attività di business, prima ancora della capacità di rendicontare il valore creato, risiede nella capacità di comprendere, attraverso un pensiero integrato, gli asset principali per la creazione di valore e successivamente di inserirli in modo sistematico e schematizzato all’interno del proprio sistema di reporting. Tale percorso, che rappresenta un processo cruciale per tutte le imprese, all’interno delle Pmi risalta maggiormente, costituendo uno snodo vitale per il benessere economico e socio-ambientale dell’azienda. L’Integrated Reporting è un processo che conduce l’impresa a pensare alle proprie risorse in modo integrato. Questo approccio conduce alla partecipazione del board e delle maestranze alla vita dell’impresa, determinando la capacità di creare valore in tutti gli orizzonti temporali. All’interno delle Pmi le maestranze costituiscono le risorse chiave per la vita dell’impresa, in quanto, rispetto alle organizzazioni di dimensioni maggiori, ognuna delle persone coinvolte nell’attività dell’azienda impiega una grande capacità di flessibilità operativa. Tale capacità è raggiungibile coinvolgendo le maestranze nelle operations e trasmettendo la visione aziendale d’insieme che ognuno, con il proprio operato, concorre a raggiungere. In questo contesto, il processo dell’Integrated Reporting rappresenta un passaggio chiave per attuare tale coinvolgimento.
Evidenziando tali elementi gestionali, la fase di cambiamento sociale e sociologico che le comunità del globo stanno vivendo assume maggiore evidenza. Dal punto di vista analizzato da Sara Cirone, i valori immateriali delle aziende stanno consentendo agli esseri umani di aumentare la propria percezione rispetto ai valori materiali. Per questo motivo gli indicatori non-finanziari e gli stessi valori immateriali stanno divenendo più facilmente percettibili dalle popolazioni aziendali e il Report Integrato sta assumendo un ruolo chiave in quello che viene definita come “partecipazione attiva” all’interno dell’azienda. Il processo descritto supera il concetto degli “organigrammi ingessati” e ricalca fedelmente quello che sta accadendo nella società contemporanea, traghettata da strumenti comunicativi avanzati, aperti e interconnessi verso un’evoluzione strutturale. Le aziende rappresentano dei veri centri di vita ed essendo popolate da cittadini che quotidianamente dedicano il loro tempo al servizio delle attività organizzative, risentono di questo processo sociale. La volontà di ricercare la partecipazione di tutte le persone impiegate nella struttura interna alla vita dell’azienda va, infine, a convergere verso uno obiettivo sociale d’insieme, ovvero quello di contribuire alla diffusione di un metodo partecipativo, che può portare le persone a contribuire alla vita della comunità sociale e dello Stato, al pari di quella aziendale, perseguendo obiettivi di beneficio comune.
Dellas S.p.A. e il processo di cambio generazionale
Marco Pasquotti è il CFO della Dellas S.p.A., una Pmi di territorio situata a Lugo di Grezzana in provincia di Verona, specializzata nella produzione di dischi e lame diamantate destinate all’utilizzo industriale. L’esperienza condivisa da Marco Pasquotti descrive la situazione di un’azienda che nel 2009 ha dovuto affrontare una congiuntura di settore critica per lo sviluppo dell’organizzazione, tanto da dover constatare la necessità di portare a termine, in un paio di anni, il passaggio generazionale del management interno, scegliendo altresì di investire nell’internazionalizzazione dell’azienda senza subire la brusca crisi del mercato di riferimento. Volendo perseguire questo obiettivo, la Dellas S.p.A. ha intrapreso una strada coraggiosa che ha portato l’impresa a ridisegnare il proprio business model e a destinare risorse per lo sviluppo dell’organizzazione interna. Durante questa fase, l’azienda ha maturato l’esigenza di dimostrare a tutti gli stakeholder di riferimento quale fosse il rinnovato orientamento strategico dell’azienda e da questa stessa volontà è nata la necessità di migliorare il reporting aziendale, dando risalto a tutti gli investimenti in elementi tangibili e intangibili strategici per il futuro dell’azienda. Nel 2011 l’insieme della reportistica di tipo finanziario è stato affiancato da una serie di elementi che oggi sono identificabili con l’appellativo di “non-financial information”. Tramite questi nuovi dati, la Dellas S.p.A. ha potuto descrivere il business model, il percorso informativo interno e tutti i progetti strategicamente rilevanti in via di implementazione. Allo stesso tempo, ha potuto declinare i valori aziendali tipici e costitutivi, permettendo una loro codifica e trasmissione alle generazioni future. La prima bozza di reporting aziendale risale agli anni 2013-2014 durante i quali è stato redatto il Reporting Integrato secondo le linee guida del Framework internazionale dell’IIRC. Marco Pasquotti conferma che l’adozione di questo tipo di reportistica ha comportato un miglioramento della reputazione aziendale e del rating da parte degli stakeholder. Diversi sono stati i riconoscimenti, anche a livello internazionale, da parte di clienti e fornitori circa l’importante lavoro svolto nella pubblicazione di informazioni complete e diversificate. Diversamente dagli anni precedenti, le maestranze aziendali, inoltre, hanno mostrato un rinnovato interesse circa il bilancio dell’azienda e si sono verificate significative dimostrazioni di coinvolgimento circa le informazioni aziendali condivise. Sul fronte delle difficoltà individuate, Marco Pasquotti rileva due aspetti principali che hanno accompagnato l’azienda nella costruzione del sistema di reporting: da una parte, inizialmente, si è dovuto affrontare il timore, da parte del management, di diffondere informazioni che fino ad allora erano state considerate riservate e che, se diffuse, si temeva potessero inficiare la capacità competitiva della Dellas S.p.A. nel mercato; dall’altra, al momento della creazione del teamdi lavoro incaricato della composizione del Report Integrato, composto dalle principali figure organizzative aziendali, ci si è imbattuti nella concezione diffusa che l’attività di compilazione del Report fosse di esclusiva competenza del CFO, ignorando le implicazioni organizzative del nuovo strumento del Report Integrato. Entrambe le criticità sono state affrontate dall’azienda con un efficace piano di informazione circa la rendicontazione integrata, analizzando sia le dirette implicazioni comunicative esterne, sia gli aspetti culturali e organizzativi interni legati alla sua implementazione.
C.A.R.A. di Mineo e il beneficio alla comunità internazionale
Giuseppe Caruso, ricercatore di Economia aziendale presso l’Università di Catania, è il Presidente del Consorzio Nuovo C.A.R.A. di Mineo, uno dei centri di accoglienza più importanti a livello internazionale per l’intero vecchio continente. La scelta di orientare questa struttura, al centro dell’attenzione pubblica del nostro Paese e dei Paesi dell’area Europa, costituisce una unicità nel mondo del Reportingaziendale, sia per i processi di rendicontazione che sono stati adottati sia per la rilevanza sociale che tale struttura detiene per la sostenibilità delle comunità nazionali e internazionali. Il C.A.R.A. di Mineo è un centro di accoglienza capace di ospitare 3.000-4.000 migranti, provenienti da zone di conflitto e povertà dislocate a livello internazionale. Attualmente, come afferma Giuseppe Caruso, si riscontra una grossa incongruenza tra l’immagine percepita all’esterno del centro, dove l’attività di comunicazione dei mass mediainfluenza l’opinione pubblica relativamente al centro, e la realtà concretamente presente all’interno della struttura, dove persiste un alto livello di qualità dei servizi offerti agli ospiti. All’interno del centro è presente una realtà di professionisti, maestranze e lavoratori di grande merito, tra cui si annoverano assistenti sociali, assistenti all’infanzia, psicologi e operatori internazionali. Alla luce dell’attività svolta dal centro, Giuseppe Caruso ha ritenuto opportuno e corretto esternalizzare il valore creato da tutte le maestranze che quotidianamente dedicano tempo ed energie all’organizzazione. Il ruolo e il significato internazionale che il centro, unitamente al territorio della Sicilia, svolge per il fenomeno umanitario dell’immigrazione, che si sta verificando in Europa, ha sollevato prepotentemente la necessità di far percepire all’esterno il reale valore creato dalla struttura, il quale si ripercuote su tutti gli stakeholder più o meno istituzionali, sino ad arrivare all’Unione Europea.
L’attività di rendicontazione della storia di creazione del valore, per mezzo di sistema di reporting avanzato come il Report Integrato, ha dovuto far fronte a difficoltà rilevanti e significative in particolar modo sotto il profilo organizzativo: il centro è gestito da sette aziende diversificate, tra cui la Croce Rossa Italiana e quattro piccole cooperative che operano nell’ambito sociale, che insieme svolgono la propria attività sotto il controllo del Ministero degli Interni. La struttura è presieduta da centri funzionali della Polizia di Stato, dei Carabinieri, dell’Esercito Italiano, della Guardia di Finanza, del Ministero degli Interni, dell’Ufficio Immigrazione della Questura e dell’Ufficio Immigrazione della Prefettura e nell’organizzazione congiunta delle attività si sono riscontrate significative difficoltà nel reperimento dei dati. La scelta di adottare un approccio condiviso al “pensiero integrato” ha permesso di superare i limiti comunicativi e informativi. Per mezzo di un portale dedicato al Report Integrato, infatti, si è riusciti a coordinare le attività, rendendo l’”Integrated Thinking” la soluzione ideale per portare a termine la rendicontazione finale.
Ad oggi il C.A.R.A. di Mineo ha prodotto il Report Integrato per l’anno 2015 e si sta preparando a pubblicare il successivo, relativo all’anno 2016, confermando che la strada intrapresa restituisce il concreto beneficio che questa struttura genera sul benessere delle comunità internazionali.
FIGC e gli impatti sulla sostenibilità economica e sociale internazionale
Niccolò Donna è il Responsabile del Centro Studi della Federazione Italiana Giuoco Calcio, ovvero l’organo deputato all’organizzazione e al controllo delle attività nazionali legate al gioco del calcio. La FIGC rappresenta uno dei più importanti esempi di attuazione del sistema di rendicontazione non-finanziaria applicato agli enti sportivi e l’incontro organizzato dal NIBR e dall’Università Cattolica del Sacro Cuore rappresenta un momento ideale per testimoniare il percorso della Federazione nell’ambito della sostenibilità e della trasparenza informativa. Contestualizzando il gioco del calcio all’interno del panorama nazionale e internazionale, è rilevante considera che, nel mondo, 270.000.000 di persone, tra cui calciatori, allenatori, dirigenti e operatori tecnici, risultano direttamente coinvolte nell’attività di questo sport, battezzando il gioco del calcio come il 5° paese per popolazione nel mondo. Gli organi affiliati alla Federazione Internazionale sono oltre duecento e circa il 50% della popolazione mondiale risulta essere interessata al gioco del calcio. Il business che questo sport genera a livello internazionale è stimato essere pari a trentacinque miliardi di euro, incidendo per il 50% sul totale dei ricavi dello sport businessglobale e consacrandolo come lo sport economicamente e socialmente più rilevante nello scenario globale. In questo contesto, l’Italia rappresenta uno dei mercati principali, ma caratterizzato da difficoltà strutturali oggettive. Il gioco del calcio nel nostro Paese conta circa l’11% di tutti i soggetti federati a livello mondiale e si caratterizza per essere un sistema fortemente radicato nel sistema sociale nazionale, considerando che circa il 20% dei ragazzi dai 5 ai 16 anni risulta tesserato alla FIGC. Il gioco del calcio italiano rappresenta un sistema in grado di sollevare un grande interesse da parte della popolazione: nella classifica dei primi cinquanta eventi televisivi più visti nella storia della televisione italiana i primi quarantanove posti sono occupati da una partita di calcio, di cui quarantacinque relativi alla nazionale italiana. Questi dati testimoniano che il sistema calcistico rappresenta un importante asset del sistema Paese italiano e che presenta moltissime incidenze dal punto di vista sociale, costituendo uno dei principali settori economici italiani. La decisione di orientare la Federazione verso la rendicontazione e diffusione del Report Integrato deriva dalla volontà di massimizzare la trasparenza verso tutti gli stakeholder, laddove un sistema in grado di muovere risorse rilevanti come quello calcistico e di incidere così prepotentemente sul sistema Paese italiano necessita di un adeguato livello di trasparenza informativa. Tale passaggio costituisce il punto evolutivo di un percorso iniziato nel 2011, anno in cui la FIGC ha introdotto il bilancio sociale. Successivamente alla pubblicazione delle successive tre edizioni, nel 2015 la Federazione ha deciso di evolvere il proprio sistema di reporting verso il Report Integrato, il quale è stato riproposto anche per l’anno 2016 nella sua seconda edizione. Come afferma Niccolò Donna, se da una parte il bilancio sociale ha permesso di valorizzare e rendere percepibile gli impatti della FIGC sulle comunità sociali, dall’altra il Report Integrato ha consentito di indicare, in termini molto precisi, le strategie di gestione, i capitali in input, i processi produttivi e i capitali in output della struttura federale. Inoltre, l’introduzione del concetto di valore legato al sistema di reporting, ha permesso di rendicontare la reale creazione di valore della Federazione a beneficio di tutti i suoi stakeholders, interni ed esterni alla struttura. Per completare il processo di reportingsi è avviato un focus group specifico, in collaborazione con gli sponsor, con l’obiettivo di far emergere i principali elementi di creazione di valore per i quali risultavano interessati. Da questa attività è emerso che molto spesso le organizzazioni sponsor sceglievano di collaborare con la FIGC non solo per la visibilità mediatica e commerciale attuabile, ma per l’associazione di valori condivisi. Un’ulteriore innovazione apportata all’interno del Report Integrato, come afferma Niccolò Donna, è riferita all’implementazione degli SDGs nella struttura del Report Integrato, con l’obiettivo di testimoniare l’attenzione che la FIGC riserva a questo rilevante tema. Per quanto riguarda, invece, i benefici prodotti dall’adozione del Report Integrato quale strumento di rendicontazione non-finanziaria, Niccolò Donna afferma che i riscontri positivi ricevuti dalla Federazione nei confronti del Report Integrato contribuiscono a rafforzare l’orgoglio nazionale, in diretta contrapposizione all’insieme delle comunicazioni fornite dai mass media, incentrate di sovente sui risultati sportivi e sugli scandali legati alle società sportive. Richard Howitt ha espresso la sua opinione positiva sull’attività di rendicontazione della FIGC, definendola una delle principali best practice per la rendicontazione nell’ambito calcistico e, in modo più ampio, nell’ambito delle organizzazioni sportive a livello mondiale. Secondo Niccolò Donna, se da una parte l’esperienza pregressa della FIGC, maturata nella pubblicazione dei management report interni e dei bilanci sociali degli anni passati, ha consentito alla risorse interne di applicare il Framework internazionale del Report Integrato senza troppe difficoltà, dall’altra il riscontro mediatico che questa attività ha ricevuto risulta ancora debole. Il passo successivo che la Federazione dovrà compiere rispecchia la necessità di dare voce ai modelli utilizzati e rendere evidente e diffusa la percezione di tutto il valore creato dalla FIGC per il sistema Paese e per tutte le sue comunità.
Il cammino della civiltà
Il Report Integrato si colloca all’interno di queste quattro realtà del nostro Paese come una pratica di rendicontazione non finanziaria di grande valore per comunicare l’impresa sia al suo interno (persone, comunità aziendale, centro di vita), sia al suo esterno (stakeholders e comunità più ampia di riferimento). Di conseguenza, possiamo agevolmente concludere come il Report Integrato oggi rappresenti una pratica unica per la narrazione dell’impresa nel suo territorio e nel territorio nazionale più ampio. In questo contesto di forte cambiamento a livello globale nella sensibilità e nella percezione d’impresa, il nostro Paese giunge tra i primi e più compiuti esempi della pratica virtuosa del Report Integrato come strumento innovativo e strategico per le imprese per raggiungere i propri obiettivi.
In questo senso, il Report Integrato ci permette di compiere un passo in più sul tracciato del cammino della civiltà.
WOMEN ON BOARD PRIMO INCONTRO – COMUNICATO STAMPA
LAVORO. CIRCA 2000 LE PROFESSIONISTE DA TUTTA ITALIA PER LA TERZA EDIZIONE DI “WOMEN ON BOARD” Parte con appuntamento online, dedicato allo sviluppo delle soft